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Il vento è un cavallo: senti come corre per il mare, per il cielo. Vuol portarmi via: senti come percorre il mondo per portarmi lontano. A Pablo Neruda sarebbe proprio piaciuta la prima edizione de Il Giro dei Venti, lui che oltre ad aver scritto queste e mille altre parole, alla bicicletta ha dedicato un’ode. Sarebbe senz’altro rimasto affascinato dall’inedita manifestazione che tra Puglia e Grecia ha unito ciclismo e vela in una competizione unica, alla quale ho avuto la fortuna di partecipare come inviata di tuttoBICI.

Il Giro dei Venti è un esperimento sociale interessantissimo: metti 4 sconosciuti insieme su una barca e vedi che succede. Nel mio caso è successo che con Carlo, Lee, Vincenzo e tutte le altre persone conosciute in una settimana scarsa ma super intensa mi sono divertita tanto e ho scoperto un mondo che non conoscevo quasi per niente, con il suo linguaggio, le sue regole e un fair play smisurato (pensate che nelle regate se non si rispetta una regola ci si autopenalizza!). Ho imparato a non sprecare l’acqua e a produrre meno rifiuti possibili, ad essere paziente e ad adeguarmi a ciò che non posso controllare.

Torno a casa abbronzata, con un po’ di ore di sonno da recuperare e con in tasca la ricetta di Alessandro, il velista più anziano in gara in coppia con Pino, 150 anni in due, che mi hanno raccomandato di provare pasta fredda con carote julienne, prezzemolo, burro e tonno. Lo farò come custodirò i racconti delle emozioni impagabili che una vita in mare ha lasciato loro. Come quelle che a me ha regalato la prima edizione del Giro dei Venti e che neanche tutto il vento del mondo potrà spazzare via.

Potete leggere il reportage completo della mia avventura su tuttoBICI di agosto, presto in edicola.

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