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Per tuttobiciweb.it ho recensito il libro di Sonny Colbrelli “Con il cuore nel fango” che ho letto tutto d’un fiato e vi consiglio.

È stato scritto prima che il suo cuore facesse le bizze, ma quando con la sua impresa aveva già colmato il nostro di gioia. È stato scritto quando pensava che alla Roubaix 2022 sarebbe partito con il dorsale numero 1, invece mettendo all’asta il casco che non ha potuto indossare in gara ha vinto un’altra volta.

Con il cuore nel fango ha iniziato a prendere forma nel novembre 2021 quando Sonny Colbrelli ha aperto le porte di casa al nostro Marco Pastonesi, che con la sua sapiente penna ha messo nero su bianco racconti, confidenze, sogni di un bambino sovrappeso e occhialuto che ha saputo diventare campione. Asino a scuola e maialetto in bici, si è riscattato con la bandana in testa che all’epoca portavano tanti bambini che guardavano le imprese di Pantani alla tv. Ha provato la durezza del lavoro in fabbrica, le prese in giro per i chili di troppo, senza mai tradire la sua passione e gli insegnamenti di nonno Cesarino. «Si perde dopo la linea, ripeteva, non prima della linea. Voleva dire: ci si arrende dopo la linea, non prima. Voleva dire: pedala fino all’ultimo, pedala finché non è finita, pedala. Una regola che vale nel ciclismo, ma anche nella vita. Pedalare. Darci dentro».

In Con il cuore nel fango c’è tutto Sonny e anche di più. Dai sacrifici dei genitori all’unico professore che abbia mai creduto in lui; dalle amicizie e gli sfottò con i colleghi (Bettiol, Mohoric e Trentin su tutti) all’incontro con la donna della sua vita, Adelina; il ricordo di Michele Scarponi e Nicolas Bonomi, le strigliate dello zio Bruno Reverberi, il pugno rimediato al Giro di Padania, vittorie, sconfitte, nuovi traguardi da inseguire. Sopra ogni cosa l’amore per le due ruote. «La bici è libertà. Sali sulla bici, cominci a pedalare e – sarà l’aria che tira, sarà il vento in faccia, sarà il frullare delle gambe – a me sembra di tornare quando ero bambino, e con la bici ogni giorno allungavo i confini del mio mondo, allargavo le conoscenze della mia terra, e mi sentivo un po’ più grande, un po’ più sicuro, un po’ più avventuroso, un po’ più contento. La bici è libertà anche dai pensieri, dalle preoccupazioni, dai problemi, tutto mi sembra più leggero, più rotondo, più facile. La bici non è solo libertà: è anche disciplina. Disciplina, ordine, regola. A me ha inquadrato la vita».

La storia di Sonny, la prima parte, è racchiusa in 165 pagine divertenti, affettuose, emozionanti che ho letto tutto d’un fiato in un pomeriggio di pioggia, ritrovando il ragazzino con cui ho corso al Team Valle Sabbia una vita fa e scoprendo l’uomo, sconosciuto al grande pubblico che lo ha scoperto grazie al trionfo alla Parigi-Roubaix di un anno fa. «La corsa più bella del mondo» di cui racconta ogni istante, con aneddoti imperdibili, scanditi dalle parole del suo pezzo preferito, The Final Countdown degli Europe.

Il sottotitolo del libro edito da Rizzoli Lizard recita “l’epica del ciclismo nella storia del Cobra” e racchiude perfettamente una storia individuale unica e affascinante, con quella della regina delle classiche e di uno sport che più di ogni altro dall’inferno può catapultarti in paradiso e viceversa, come Sonny sa benissimo. Mai avrebbe immaginato che la sua carriera gli avrebbe riservato la pagina che sta vivendo ora, ma lo spirito con cui sta affrontando anche questo durissimo capitolo lo si ritrova nelle sue stesse parole. «Non cambierei la bici per nessun altro lavoro. Correre in bici è il lavoro più bello che ci sia. E ogni giorno me lo ripeto: la carriera di un corridore, quando va bene, quando si è anche fortunati, dura dieci anni, anche quindici, e allora bisogna vivere questi dieci-quindici anni senza sconti, senza scorciatoie, senza rimpianti. Ma dedicandosi alla vita del corridore con tutto il cuore. […] È un’opportunità da sfruttare, da godere. Bisogna saper trovare il giusto equilibrio. Ci saranno alti e bassi, inevitabilmente, ma non bisogna abbattersi nei bassi ed esaltarsi negli alti, bisogna saper reagire soprattutto alle avversità. La ruota girerà, prima o poi, nel verso giusto. Siamo tutti artefici del nostro destino, e anche della nostra fortuna. Volere è potere. E se il risultato non viene, se la vittoria non arriva, ci sarà sempre qualche altro premio, al momento invisibile, ma in futuro più chiaro».

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